Lettera al Presidente della Regione Marche sulla gestione dei canili

A Luigi Minardi, Presidente del Consiglio Regionale Marche

Con la presente le presentiamo alcune proposte e spunti di riflessione sulla gestione dei canili e più in generale del randagismo, dell'anagrafe canina, con tutti gli aspetti connessi. Proposte che vanno approfondite, e per questo ci rendiamo disponibili ad un incontro, ma la sua figura istituzionale riteniamo sia il riferimento migliore in questa fase. Tra l'altro sappiamo che ad un recente incontro pubblico, ad Acqualagna, lei ha fatto dei precisi riferimenti ai costi certamente esagerati che gravano sui comuni. Il settore poggia sui riferimenti legislativi regionali, piuttosto buoni e completi, e sull'attuazione degli stessi da parte delle ASUR, che invece latitano e interpretano a volta in modo molto discutibile. 1) Il primo problema è la spesa per il mantenimento dei cani nei canili: oggi alcuni comuni hanno 60-70 cani e il comune limitrofo solo 5-6. La regola per cui la retta giornaliera è pagata dal comune entro i cui confini è stato trovato il cane si presta, lei sarà d'accordo, ad uno scarico reciproco di responsabilità e competenze, fino probabilmente all'allontamento o il trasferimento forzato dei cani oltre confine. Il randagismo è un problema che non ha confini e va affrontato su scala regionale, al massimo provinciale, quindi il costo dei canili andrebbe ridistribuito tra tutti i comuni, con differenti incidenze a seconda della popolazione (umana). Forse si potrebbe pensare ad una suddivisione dei costi in base alla ASUR di competenza, così il tutto potrebbe essere gestito dalle aziende sanitarie. 2) L'anagrafe canina in certe aree non è stata fatta, in altre è stata fatta in modo superficiale. Fermo restando che aiuterebbe molto avere una visione complessiva della popolazione canina, meglio ancora sarebbe concentrarsi su controlli capillari per le categorie dei cacciatori e dei tartufai, perchè nei canili la tipologia dei cani utilizzati per queste attività sono la maggioranza. E vanno controllati anche gli allevamenti, costantemente. Invece oggi succede che i comandi locali del Corpo Forestale non hanno in molti casi neppure il lettore di microchip per verificare se un cane da caccia, per esempio, sia iscritto all'anagrafe canina... 3) La questione dei maltrattamenti sui cani non è solo un fatto etico ma ha certamente risvolti sul problema complessivo. Questo perchè i cani custoditi dai propri padroni in modo crudele, senza sufficiente spazio, cibo, igiene e ...affetto (e nelle Marche sono tanti), cioè senza rispettare legge regionale e legge nazionale in materia, sono cani soggetti alla fuga e gli stessi metodi di detenzione potrebbero risultare in molti casi sintomo di un cattivo rapporto uomo-animale spesso preludio dell'abbandono. I maltrattamenti esistono anche nei canili, per cause oggettive (sovraffollamento) o soggettive (scarso amore per gli animali, come nel caso dei canili privati gestiti per fini di lucro): è indiscutibile che un cane maltrattato nel tempo peggiori le proprie condizioni fisiche e psichiche, e questo lo fa divenire un animale praticamente non adottabile, e quindi rimarrà per sempre nel canile. 4) Il mondo ambientalista e quello animalista hanno affrontato il nodo etico delle sterilizzazioni e la stragrande maggioranza di tali organizzazioni hanno dato il loro parere favorevole a questo tipo di intervento, certamente invasivo, ma dovuto. Del resto chi vuole un cane può trovarlo nei canili ed è "sconveniente" farne nascere altri. A questo ragionamento sono arrivati gli animalisti, assurdo che non lo abbiano saputo fare i cacciatori, i tartufai, e non solo, condizionati ancora da luoghi comuni che ci vorrebbe poco a far cadere, se solo le istituzioni facessero informazione. Non sterilizzare una femmina perchè "deve fare almeno un parto" o perchè "dopo la sterilizzazione si ammala" significa far nascere centinaia di cani indesiderati che poi saranno abbandonati. 5) Il fenomeno dell'abbandono in una regione come le Marche è quasi fisiologico, insito nella cultura del "cane da lavoro", basta guardare che tipo di cani ci sono nei canili. E' molto bassa la percentuale di cani abbandonati per i disagi che esso comporta se si vive in città o si va in vacanza: questi sono risvolti che hanno soprattutto una connotazione metropolitana. Ottenere di più di quello che oggi si è raggiunto con le campagne di sensibilizzazione è difficile; margini invece ce ne sono per le campagne d'adozione, rilanciando l'importanza dell'animale d'affezione per i bambini e per gli anziani. Un'idea potrebbe essere assegnare alle case di riposo un certo numero di cani abbandonati e farli accudire dagli anziani, dandogli così un "impegno" e un affetto a volte introvabile. Tuttavia le adozioni sono possibili in proporzione all'efficienza del sistema perchè un cane che passa poco tempo nel canile "trova casa" più facilmente, e più facilmente una persona si reca in un canile per cercare il cane da adottare se questo luogo è confortevole, pulito, e se gli animali vengono accuditi con amore. Invece in certi canili si fa fatica ad entrare, certi cani sono da anni nella stessa gabbia, senza mai uscire perchè lo sgambatoio non c'è; certi canili applicano tariffe al ribasso in contrasto con la legge regionale; certi canili privati sono stati aperti in gran fretta senza i requisiti necessari solo perchè serviva che ce ne fosse un altro, mentre associazioni di volontari impiegano anni per superare le pastoie burocratiche e avere in concessione un'area e qualche box. Su tutte queste cose le ASUR in genere stanno a vedere e lasciano fare... I grandi canili pareva fossero la soluzione del problema, perchè l'investimento veniva condiviso da più enti, ma alla lunga l'idea è fallita per la difficoltà a gestire strutture troppo grandi, per le persone che vi lavorano, per quelle che dovrebbero andarci per adottare un cane, e per gli stessi cani, con diffusione di malattie, aggressioni e altre patologie (e innalzamento dei costi). Per l'attuazione di quanto sopra esposto andrebbe sostenuta l'idea di piccoli canili, comunali o intercomunali (tra 2-3 comuni) sparsi sul territorio e affidati ad associazioni animaliste o gestiti direttamente dal comune o dai comuni, perchè il privato in genere ha più interesse che i cani nel suo canile crescano di numero...

Forse siamo stati lunghi ma si parla di spese pazzesche e di una grande conquista civile con cui 15 anni fa venne abrogata la legge che prevedeva la soppressione dei cani abbandonati.

Grazie per l'attenzione.

IL CONSIGLIO DIRETTIVO

21/03/2006

 

 

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